CNA Federmoda sostiene il divieto “dell’uso di marchi di aziende italiane su prodotti e merci non originari dell’Italia”

Davide RossiFedermoda

Il 9 luglio u.s. il Senato della Repubblica ha approvato il Ddl. in oggetto, già approvato dalla Camera, e quindi in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’art. 17, comma 4 del provvedimento prevede il divieto de “l’uso di marchi di aziende italiane su prodotti e merci non originari dell’Italia ai sensi della normativa europea sull’origine senza l’indicazione precisa in caratteri evidenti del loro paese e del luogo di fabbricazione o di produzione o di altra indicazione sufficiente a evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera”. Come noto CNA Federmoda è da anni in prima linea per l’approvazione a livello europeo di un regolamento che renda obbligatoria l’etichettatura che indichi il paese di provenienza delle merci extra UE.

La proposta di regolamento predisposta dalla Commissione Europea il 16 dicembre 2005 va in questa direzione ma, l’opposizione di diversi Stati membri ostacola l’adozione della norma da parte dell’UE. Così come abbiamo sostenuto le proposte di legge tese a introdurre una normativa sul 100% fatto in Italia e ancora abbiamo sostenuto fin dall’origine il sistema di tracciabilità volontaria delle produzioni moda ITF.
A nostro parere l’atto del Parlamento italiano, va nella direzione da noi auspicata e rappresenta un forte segnale politico a sostegno del made in Italy e della trasparenza nei confronti del consumatore.
C’è chi ha cercato di ostacolare il percorso di questa iniziativa chiedendo lo stralcio del citato articolo in diverse durante il dibattito parlamentare ed anche in occasione di riunioni tecniche, invano. Ora, sono in corso tentativi di sospensione della norma. Le motivazioni che vengono apportate sono rivolte al sostenere che una iniziativa del genere debba essere di esclusiva competenza europea, forse nella consapevolezza che tale obiettivo è ancora lungi dal poter essere ottenuto. Appare evidente come si voglia da parte di una certa rappresentanza delle imprese comunicare pubblicamente a sostegno di quanto richiesto da tanti imprenditori, ma poi agire perché non si arrivi al risultato finale.
Come CNA Federmoda il 28 luglio u.s. abbiamo ribadito alla X Commissione Attività Produttive del Senato e della Camera il nostro parere positivo sulla norma ritenendo che quanto prodotto dal Parlamento italiano vada nella direzione di mettere in evidenza l’origine delle produzioni senza lasciare spazi a fraintendimenti, questione che è al centro delle nostre azioni politiche a sostegno del made in Italy.
Antonio Franceschini, Responsabile Nazionale CNA Federmoda, dichiara in merito a questa iniziativa del Parlamento italiano: “il sistema da noi rappresentato, costituito per la gran parte da piccole e medie imprese e da imprese artigiane, costituisce il cuore pulsante del made in Italy, quella filiera di cui il sistema moda italiano non può fare a meno. Una realtà che da sempre ha dato grande contributo allo sviluppo economico e sociale del Paese. Rappresentiamo una realtà da sempre presente nel confronto internazionale, da sempre coinvolta nei processi della globalizzazione, non temiamo le sfide, auspichiamo che queste possano avvenire su basi di trasparenza e limpida correttezza. Con l’atto in questione, il Parlamento italiano, il nostro Paese, ha, a nostro avviso, lanciato un segnale importante al contesto internazionale. Ha ribadito la necessità di rivedere le regole del confronto economico internazionale sulla base di trasparenza, etica e responsabilità sociale d’impresa , così come anche emerso durante i lavori del recente summit de L’Aquila”.
 

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