RAPPORTO UNIONCAMERE: ACCONCIATURA ED ESTETICA “ASSUNZIONI DIFFICILI”

Davide RossiBenessere e sanità

In tempi nei quali la disoccupazione e la perdita di posti di lavoro appaiono temi drammaticamente all’attenzione dell’opinione pubblica, sembrano esserci situazioni in cui il problema per alcune tipologie di imprese è rappresentato dalla difficoltà di reperire figure professionali specifiche, siano esse “high skill” oppure “low skill”. L’indagine condotta da Unioncamere con il supporto del Ministero del Lavoro presentata in questi giorni a Roma mostra infatti alcuni dati di estremo interesse in termini di occupazione e questo nonostante le previsioni formulate da 100 mila aziende con almeno un dipendente, segnalino quest’anno una flessione del lavoro dipendente nell’industria e nei servizi pari a quasi 213 mila unità rispetto al 2008 (-1,9%). In particolare acconciatura ed estetica sono tra i settori in cui la difficoltà di reperire alcune figure professionali appare estremamente concreta. Infatti tra le 30 figure “low skill” indicate nel rapporto, per le quali il “reperimento” appare più difficile per le imprese, gli aiuto parrucchiere si collocano a 3° posto i parrucchieri al 5° le sciampiste al 15° e le estetiste al 20°. Parliamo di oltre 6 mila assunzioni a livello nazionale per le quali, nelle regioni a maggior indice di difficoltà di reperimento, questo indicatore va da un minimo del 41,5% ad un massimo del 55,1%.
In termini territoriali, le regioni che presentano maggiori difficoltà nelle assunzioni sono la Lombardia e la Campania. La prima relativamente a parrucchieri, estetisti e sciampisti, la seconda in riferimento alla figura di aiuto parrucchiere. In queste regioni, per quanto riguarda le assunzioni attraverso contratti a tempo indeterminato, si passa rispettivamente dall’8,4% per le sciampiste, al 25,1% per gli aiuto parrucchieri al 27,2% per gli estetisti, al 39,1% per i parrucchieri. Si tratta quindi in molti casi di una occupazione stabile e duratura che riguarda sia qualificati che apprendisti.
Questi dati tra l’altro sembrano confermare come da un lato la fase peggiore della crisi è in via di esaurimento e dall’altro che il modello produttivo italiano contraddistinto dalla presenza della piccola impresa diffusa e radicata sul territorio rende possibile la tenuta dell’occupazione “e ha una forte valenza di tenuta sociale”, come ha affermato il presidente di Unioncamere.
L’indagine Unioncamere ha inoltre portato in evidenza la necessità una più stretta collaborazione tra il Ministero del Lavoro e quello dell’Istruzione allo scopo di favorire una migliore comunicazione tra lavoro ed educazione, visto l’emergere di una significativa carenza nell’orientamento dei percorsi educativi.
Il rapporto infatti mette in risalto, cosa peraltro più volte sottolineata da CNA Benessere e Sanità, l’inadeguatezza “qualitativa” tra il profilo ricercato e l’offerta di lavoro, elemento che con frequenza costringe le imprese ad immettere nel ciclo lavorativo soggetti che di fatto dovranno essere “formati” all’interno dell’azienda.

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