CNA, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e Casartigiani insieme per contare di più

Andrea CapobassoCna Nazionale

La data c’è, il 10 maggio, nome nuovo e slogan sono quasi pronti: ci sta lavorando l’agenzia pubblicitaria Armando Testa, quella del «più lo mandi giù, più ti tira su». Dopo quasi quattro anni di riunioni, dibattiti e ritrosie i «piccoli» ce l’hanno fatta: Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA e Casartigiani si mettono assieme. Stanchi di vedersi tagliati fuori dal potere e dai tavoli di contrattazioni hanno deciso di riunirsi e, facendo valere gli oltre due milioni di aziende rappresentate, d’inserirsi di peso nella triade sindacato-Confindustria-governo. Non è stato un parto facile quello del nuovo soggetto: l’idea era partita nel 2006 quando, per protestare contro la Finanziaria dell’allora governo Prodi, i cinque avevano firmato il «patto del Capranica», dal nome dell’ex cinema romano che ospitò la prima manifestazione congiunta. Ma passare dalle enunciazioni ai fatti, superando sessanta anni di storia separata, d’incarichi e poltrone non dev’essere stato facile. Si comincerà puntando alla comune rappresentanza davanti alle istituzioni, ma almeno in una prima fase le cinque associazioni manterranno vita propria, strutture autonome e sovranità sul territorio.

Agli incontri a Palazzo Chigi, comunque, ci andrà un presidente per tutti, il comunicato sarà uno solo. A turni di sei mesi il timone passerà dai vertice di un’associazione a quelli di un’altra. La nuova creatura, oltre ad un logo autonomo e ad una campagna pubblicitaria ad hoc, avrà una nuova sede e una struttura dedicata. E il dieci di maggio, all’Auditorium della Musica di Roma debutterà anche una Fondazione, che stilerà in un decalogo il profilo dell’associazione, identificando i temi da inserire in agenda: federalismo fiscale in primis, ma anche politica del lavoro ed economica. A questi punti stanno lavorando da tempo Giuseppe De Rita (in pale position per diventare presidente della Fondazione stessa) Aldo Bonomi, Paolo Feltrin e Stefano Zan. Basterà tutto ciò per far sì che le «piccole» pesino? Le cinque associazioni snocciolano i numeri: le imprese artigiane, di commercio e servizi sono in tutto oltre quattro milioni, occupano oltre 11 milioni di addetti su un totale di 17. Ma è chiaro a tutti che il risultato cui puntare deve essere il corpo unico. «I primi due anni e mezzo di vita saranno determinanti: il mio sogno è quello di firmare, in futuro, un solo contratto collettivo per artigianato, commercio e servizi», puntualizza Cesare Fumagalli segretario generale della Confartigianato. Due anni e mezzo sono di fatto il tempo necessario per garantire la presidenza a turno a tutti i partecipanti arrivando a ridosso della fine legislatura. «Ci muove lo stesso obiettivo: vogliamo contare di più, rivalutare finalmente l’economiareale» sottolinea LuigiTaranto, direttore generale Confcommercio. «In un panorama che si sta sempre più frammentando noi stiamo dando un segnale in controtendenza -precisa Sergio Silvestrini (nella foto) segretario generale del CNA – ma siamo consapevoli del fatto che il mondo delle imprese è profondamente cambiato: serve una rappresentanza nuova. A volte bisogna fare tutti un piccolo passo indietro per farne poi uno grande in avanti». L’unione finale, comunque, non è affatto scontata. Il processo già si è dimostrato difficile, qualcuno ha spinto, altri hanno frenato: inevitabili le riluttanze iniziali delle più grandi e le ansie legate alla paura di «sparire». Ma a rafforzare l’obiettivo ci hanno pensato la crisi economica e la raggiunta comunità di vedute. Una volta Confcommercio e Confartigianato erano tradizionalmente legate alla vecchia Dc, mentre CNA e Confesercenti si collocavano più a sinistra, ora l’80% dei «piccoli» fa riferimento al centro-destra di Berlusconi. (Fonte: LaRepubblica)

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