LE PICCOLE IMPRESE INCALZANO. Un posto al tavolo del negoziato

Davide RossiCna Nazionale

La proposta Dopo l’annuncio del piano di Tremonti sulla moratoria. Il nostro – afferma il Presidente nazionale CNA Ivan Malavasi – è un mondo che merita di più, ma evidentemente il governo continua a sottovalutarci. Governo, Abi e Confindustria hanno deciso di convocare la prossima settimana una riunione (nel gergo «un tavolo») per discutere la moratoria di un anno dei debiti delle imprese. La convocazione fa seguito alla proposta avanzata dal ministro Giulio Tremonti di realizzare un avviso comune per il congelamento dei finanziamenti bancari in scadenza. Tutti i protagonisti hanno ben presente che la questione riguarda il sistema delle piccole e medie imprese (le grandi per ristrutturare il debito non hanno bisogno di avvisi comuni) che sta vivendo settimane alquanto tormentate e che a settembre rischia la decimazione. Ma si è deciso lo stesso di procedere con il classico triangolo della concertazione. Solo che in questo caso al posto del sindacato c’è l’Abi. E le associazioni dei Piccoli? Le varie Confartigianato, CNA, Confapi, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti? Secondo le indiscrezioni dovrebbero essere coinvolte in un secondo stadio della trattativa, dopo che i big avranno sbozzato la materia e individuato un percorso sostenibile per le banche e apprezzato dal governo. Ma se c’è un caso in cui il metodo è sostanza è proprio questo. La Confindustria rappresenta una fetta importante della

piccola e media impresa. In molte Unioni locali – si pensi solo a Varese, Padova, Treviso, Vicenza – la presidenza è appannaggio di un esponente delle aziende sotto i 250 dipendenti e a Roma, in viale dell’Astronomia, c’è una poltrona di vicepresidente assegnata di diritto a un piccolo. Ma il mondo della piccola impresa è più vario. Ci sono le grandi organizzazioni di matrice bianca che sono sicuramente rappresentative di artigiani e commercianti e ci sono anche le confederazioni di matrice rossa che hanno compiuto un significativo percorso di secolarizzazione associativa. In più la necessità di mobilitarsi contro gli effetti della crisi ha messo in movimento altre energie: è rispuntata la Life veneta e sono nati i comitati di Imprese che resistono, che hanno addirittura convocato una manifestazione nazionale a Roma per il 21 luglio. Insomma c’è tutta una platea di aziende che chiede nuova rappresentanza e non vuole più indossare il vestito di Cenerentola. «Cambiano i governi ma lo schema rimane lo stesso del dopoguerra. Si tratta solo tra grandi – denuncia Paolo Galassi, presidente della Confapi —. Non ci si rende conto che chi è veramente radicata sul territorio è la piccola impresa, tanto radicata che non vuole delocalizzare». La dimostrazione del peso che possono avere le organizzazioni dei piccoli la si e avuta qualche settimana fa quando per scegliere il nuovo presidente dell’Unioncamere si è creata una maggioranza trasversale che ha portato al trionfo Ferruccio Dardanello e sconfitto il candidato confindustriale Andrea Mondello.

L’obiezione che molti fanno all’ipotesi di allargare il tavolo ai piccoli è di carattere operativo. I tempi si allungherebbero e la gestione diventerebbe assai più ardua. Che fare, dunque? Un’ipotesi potrebbe essere quella di trasformare il triangolo in quadrilatero, aggiungere un unico posto per un portavoce collettivo delle Conf escluse. In cinque (Confesercenti, Cna, Confcommercio, Casartigiani e Confartigianato) stanno già lavorando alla costruzione di una federazione stendendo norme statutarie e codice etico comuni. Nell’occasione potrebbero coinvolgere le organizzazioni che sono rimaste fuori e designare un unico portavoce che negozi accanto a governo, Abi e Confindustria. «Il nostro è un mondo che merita di più – lamenta Ivan Malavasi, presidente di Cna – ma evidentemente il governo continua a sottovalutarci». Un tavolo a quattro potrebbe rappresentare un segnale di discontinuità e preparare il terreno a quella riforma della rappresentatività (con tanto di certificazione e trasparenza) che sta a cuore al ministro Maurizio Sacconi.

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