Autoriparazione: CNA contro l’indennizzo diretto

Andrea CapobassoAutoriparazione

L’indennizzo diretto è entrato in vigore il 1 febbraio 2007 e ha di fatto stravolto la concezione del risarcimento e le relazioni tra assicuratori, carrozzieri e automobilisti. Seguendo il testo originale, i soggetti coinvolti in un sinistro non potevano più rivolgersi all’assicurazione della controparte per ottenere il risarcimento dei danni subiti, bensì dovevano pretenderlo dalla propria compagnia assicurativa. Secondo la CNA, la normativa produceva solo effetti negativi. Prima di tutto per gli automobilisti che non potevano in alcun modo rivolgersi al proprio meccanico di fiducia per la riparazione. E poi per i carrozzieri, che dovevano dipendere dalle compagnie di assicurazione per l’adempimento di tutti i passi di una riparazione completa. A tal proposito, la CNA ha denunciato una sorta di “cartello” da parte delle compagnie di assicurazione, composto da circa 4000 carrozzerie fiduciarie sul totale di 18 mila imprese di autoriparazione. Il risultato è che le compagnie risparmiavano mentre per carrozzieri e automobilisti aumentavano gli svantaggi in termini di perdite economiche e di tutela del danneggiato. Questo fino alla sentenza della Corte Costituzionale, depositata il 19 giugno 2009 e che ha di fatto screditato il risarcimento diretto: “L’azione diretta contro il proprio assicuratore è configurabile come una facoltà, e quindi un’alternativa all’azione tradizionale per far valere la responsabilità dell’autore del danno”. A parere della Corte, dunque, i cittadini sono stati privati della libera scelta. E ne autorizzava il principio di facoltatività. L’ultima diatriba sulla questione risale al 2 febbraio 2010, quando nella Seduta della Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stato dichiarato inammissibile l’emendamento al Decreto Legge “Milleproroghe”, presentato dal Senatore Lucio Malan, diretto a introdurre il meccanismo di obbligatorietà della procedura di azione di risarcimento diretto, attualmente, invece, basata sul principio di facoltatività. I contenuti della proposta di emendamento erano di fatto in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale. Modifica sventata, dunque, anche grazie all’intervento della CNA e delle altre Associazioni. La Corte Costituzionale, ha assicurato al danneggiato la libertà di scelta dell’officina di fiducia alla quali rivolgersi per la riparazione del mezzo. Si è precluso così alle compagnie di assicurazione di mantenere il controllo delle fasi della riparazione e di gestire il mercato che le riguarda, privandole del sistema di carrozzerie fiduciarie che avrebbero danneggiato i consumatori. La battaglia sulla questione continua, a livello di Governo, nella persona del Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico Stefano Saglia. Per ora, di concreto, c’è solo la prassi. La procedura diretta esiste, ma grazie alla sentenza della Corte Costituzionale si può aggirare attraverso il meccanismo della facoltà di scelta. Almeno fino ai prossimi passaggi in Parlamento, per i quali è stato garantito l’impegno di apertura di un tavolo di discussione che coinvolga tutte le parti in gioco.

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