Malavasi: Banche-Imprese, è un new deal. Superare i vincoli di Basilea2 e dare ossigeno alle pmi
Un vero e proprio new deal nei rapporti tra banche e imprese, una svolta che ci potrebbe permettere di superare i vincoli imposti da Basilea2 e di dare una boccata di ossigeno alle pmi soffocate dalla crisi, dai ritardi dei pagamenti, dalle difficoltà di accesso al credito.
Così Ivan Malavasi, Presidente Nazionale CNA, commenta i recenti accordi siglati tra le confederazioni dell’artigianato e delle piccole imprese e alcuni gruppi creditizi, come Unicredit, Intesa Sanpaolo, banche cooperative e banche popolari.
Domanda. Un’esigenza nata dalla crisi?
Risposta. L’esigenza in realtà è precedente alla crisi. I processi di acquisizione e le aggregazioni hanno determinato una nuova geografia del sistema creditizio nazionale, facendo di fatto sparire la piccola banca che conosceva vita, morte e miracoli delle imprese sul suo territorio. A questo terremoto sono andati ad aggiungersi gli effetti delle nuove normative internazionali sull’accesso al credito, come Basilea2, e infine la recessione. In questo contesto le associazioni di categoria si sono proposte come tramite del rapporto tra le banche e le imprese, svolgendo una funzione di garanzia, dovuta all’effettiva conoscenza della situazione economica dei propri associati. Alcuni istituti di credito hanno compreso che era necessario guardare oltre e hanno accettato la sfida.
D. Quindi voi svolgete quel ruolo istruttorio che in genere fanno le banche prima di erogare un prestito?
R. No. Mi permetta di chiarire: la banca fa la banca. La nostra confederazione, attraverso la sua società nazionale di informatica, è in condizione di mettere a disposizione del sistema creditizio informazioni quantitative e qualitative in grado di facilitare la valutazione delle imprese nella concessione di credito. Questa base informativa è una risorsa cruciale per i nostri associati e per chi è chiamato a dar loro credito. Noi siamo in grado di poter dire se una nostra impresa si trova momentaneamente in difficoltà e,quindi, necessita di un aiuto per superare questa crisi o se invece presenta problematiche più strutturali. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo quest’enorme mole di conoscenze e valorizzarla nella relazione con il sistema del credito: la grossa banca che non è in grado di conoscere le potenzialità e l’affidabilità di una micro, piccola o media impresa, rivolgendosi a noi colma questa carenza e minimizza il rischio.
D. Voi avete più volte lamentato una difficoltà di accesso al credito…
R. Senza dubbio l’accesso al credito continua a essere più sfavorevole per le piccole imprese che per quelle di dimensioni maggiori. Le pmi e gli artigiani hanno difficoltà a ottenere prestiti e quando ci riescono ottengono importi inferiori a quelli richiesti con conseguenze pesantissime. Le imprese di piccola e media dimensione infatti legano il loro sviluppo e la loro possibilità di crescita competitiva proprio alla possibilità di accedere al credito, una possibilità che con la crisi si è andata sempre più assottigliando, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle imprese stesse.
D. Con la firma di questi accordi cambierà qualcosa?
R. E’ quello che ci auguriamo. Le imprese non possono continuare ad avere dalle banche solo risposte negative. Il “no” è la risposta più facile ma non è una soluzione. I protocolli che abbiamo firmato devono servire proprio a proporre delle vie di uscita, a trovare proposte concrete per aiutare le imprese, a porre fine a quel clima di sospetto e sfiducia che si è instaurato nel rapporto con gli istituti di credito. L’impresa deve smettere di considerare la banca un nemico e, a sua volta, la banca deve smettere di considerare l’impresa un cliente troppo rischioso. Questi accordi mirano soprattutto a ribaltare la situazione attuale e a dar vita a un nuovo rapporto di collaborazione. Io credo che operando in sinergia si possano sostenere le imprese in modo più moderno, innovativo ed originale nelle loro esigenze finanziarie e di investimento.
D. Avete già raggiunto risultati?
R. il primo protocollo è stato firmato un anno fa, l’ultimo nel settembre scorso. I tavoli a livello territoriale sono partiti un po’ ovunque. Attualmente ci troviamo nella delicatissima fase in cui bisogna passare dalle parole ai fatti. Stiamo assistendo giorno dopo giorno a una vera rivoluzione dei rapporti tra banca, impresa e organizzazione di rappresentanza e questo è un enorme passo avanti. Nei prossimi mesi potremo fare il primo bilancio a livello nazionale: i presupposti per un successo ci sono tutti, lavorando insieme possiamo realizzarlo.
Così Ivan Malavasi, Presidente Nazionale CNA, commenta i recenti accordi siglati tra le confederazioni dell’artigianato e delle piccole imprese e alcuni gruppi creditizi, come Unicredit, Intesa Sanpaolo, banche cooperative e banche popolari.
Domanda. Un’esigenza nata dalla crisi?
Risposta. L’esigenza in realtà è precedente alla crisi. I processi di acquisizione e le aggregazioni hanno determinato una nuova geografia del sistema creditizio nazionale, facendo di fatto sparire la piccola banca che conosceva vita, morte e miracoli delle imprese sul suo territorio. A questo terremoto sono andati ad aggiungersi gli effetti delle nuove normative internazionali sull’accesso al credito, come Basilea2, e infine la recessione. In questo contesto le associazioni di categoria si sono proposte come tramite del rapporto tra le banche e le imprese, svolgendo una funzione di garanzia, dovuta all’effettiva conoscenza della situazione economica dei propri associati. Alcuni istituti di credito hanno compreso che era necessario guardare oltre e hanno accettato la sfida.
D. Quindi voi svolgete quel ruolo istruttorio che in genere fanno le banche prima di erogare un prestito?
R. No. Mi permetta di chiarire: la banca fa la banca. La nostra confederazione, attraverso la sua società nazionale di informatica, è in condizione di mettere a disposizione del sistema creditizio informazioni quantitative e qualitative in grado di facilitare la valutazione delle imprese nella concessione di credito. Questa base informativa è una risorsa cruciale per i nostri associati e per chi è chiamato a dar loro credito. Noi siamo in grado di poter dire se una nostra impresa si trova momentaneamente in difficoltà e,quindi, necessita di un aiuto per superare questa crisi o se invece presenta problematiche più strutturali. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo quest’enorme mole di conoscenze e valorizzarla nella relazione con il sistema del credito: la grossa banca che non è in grado di conoscere le potenzialità e l’affidabilità di una micro, piccola o media impresa, rivolgendosi a noi colma questa carenza e minimizza il rischio.
D. Voi avete più volte lamentato una difficoltà di accesso al credito…
R. Senza dubbio l’accesso al credito continua a essere più sfavorevole per le piccole imprese che per quelle di dimensioni maggiori. Le pmi e gli artigiani hanno difficoltà a ottenere prestiti e quando ci riescono ottengono importi inferiori a quelli richiesti con conseguenze pesantissime. Le imprese di piccola e media dimensione infatti legano il loro sviluppo e la loro possibilità di crescita competitiva proprio alla possibilità di accedere al credito, una possibilità che con la crisi si è andata sempre più assottigliando, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle imprese stesse.
D. Con la firma di questi accordi cambierà qualcosa?
R. E’ quello che ci auguriamo. Le imprese non possono continuare ad avere dalle banche solo risposte negative. Il “no” è la risposta più facile ma non è una soluzione. I protocolli che abbiamo firmato devono servire proprio a proporre delle vie di uscita, a trovare proposte concrete per aiutare le imprese, a porre fine a quel clima di sospetto e sfiducia che si è instaurato nel rapporto con gli istituti di credito. L’impresa deve smettere di considerare la banca un nemico e, a sua volta, la banca deve smettere di considerare l’impresa un cliente troppo rischioso. Questi accordi mirano soprattutto a ribaltare la situazione attuale e a dar vita a un nuovo rapporto di collaborazione. Io credo che operando in sinergia si possano sostenere le imprese in modo più moderno, innovativo ed originale nelle loro esigenze finanziarie e di investimento.
D. Avete già raggiunto risultati?
R. il primo protocollo è stato firmato un anno fa, l’ultimo nel settembre scorso. I tavoli a livello territoriale sono partiti un po’ ovunque. Attualmente ci troviamo nella delicatissima fase in cui bisogna passare dalle parole ai fatti. Stiamo assistendo giorno dopo giorno a una vera rivoluzione dei rapporti tra banca, impresa e organizzazione di rappresentanza e questo è un enorme passo avanti. Nei prossimi mesi potremo fare il primo bilancio a livello nazionale: i presupposti per un successo ci sono tutti, lavorando insieme possiamo realizzarlo.
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